La chiesa venne progettata da Giovanni Muzio nel 1932 nel quartiere di Chiesa Rossa, a Sud di Milano. All’impianto basilicale a tre navate, costruito in mattoni a vista, fu aggiunto un pronao nel 1960. Di grande effetto è l’istallazione, inaugurata nel 1997, dell’artista Dan Flavin che, grazie all’uso dei neon, riempie la chiesa di colori inediti (blu, rosso e giallo) che definiscono le parti dell’edificio (navata, transetto, abside) e donano un effetto suggestivo allo spazio interno che circonda il fedele

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Impianto urbanistico e contesto di riferimento

La chiesa si sviluppa lungo via Neera con l’ingresso principale rivolto su via Montegani.

Essa nasce a metà degli anni Venti come parrocchia di frontiera nella crescente urbanizzazione della città di Milano, rimessa in moto dopo la grande guerra. L’architetto viene incaricato di intervenire nel 1925 su un progetto precedente dell’ing. Franco Della Porta, di cui sono rimaste solo le fondazioni e la canonica; Muzio mantiene l’impianto neo-romanico con le tre navate e l’uso del mattone, ma ne adotta la sola abside centrale, al posto delle tre originarie, per semplificare l’edificio da un punto di vista economico e formale. La chiesa viene inoltre provvista di un battistero ottagonale e due aule semicircolari: venendo da via Montegani la prima ospita una cappella, mentre la seconda, collocata oltre il transetto, ospita la sagrestia. Il progetto di Giovanni Muzio prevedeva anche una torre campanaria posta all’interno di un cortile: questo avrebbe dovuto trovarsi sul lato destro della chiesa, in affaccio su via Montegani.

Facciata principale

Il porticato d’ingresso, compreso nel progetto di Muzio ma costruito solo nel 1960 per ragioni economiche, è costituito da un monumentale arco inserito nel frontone triangolare in muratura, mentre le colonne e la fascia basamentale sono in granito. Esso rappresenta un luogo di sosta per i fedeli compreso tra la chiesa e la città. L’arco risulta essere un elemento ricorrente in varie parti dell’edificio: è presente nella finestra centrale della facciata e nelle nicchie sul frontone; inoltre anche le finestre delle navate laterali seguono tale forma, così come le numerose cornici che inquadrano le finestre rettangolari. Le porte d’ingresso, una per ogni navata, sono poste ad un livello superiore rispetto alla strada.

Organizzazione interna

La pianta è a croce latina con tre navate. La volta a botte della navata centrale viene interrotta da un transetto più alto e ricoperto da travi lignee. Il livello che si crea tra le due coperture permette al progettista di inserire, lungo la fascia superiore del transetto, alcune finestre rettangolari con telaio in metallo che permettono di illuminare dall’alto lo spazio della celebrazione. L’interno si presenta spoglio e privo di decorazioni con l’inserimento di elementi classici che donano alla chiesa un ritmo solenne e ordinato. Gli spazi vengono quindi scanditi sia dal tema dell’arco già citato, sia dalle colonne con capitello semplificato su cui è incisa una croce; la sequenza si conclude con pilastri a sezione quadrata che enfatizzano il termine della navata. Quest’ultimi, insieme alle colonne, sorreggono una volta a botte molto leggera: il suo spessore si aggira intorno ai venti centimetri ed è realizzata con un telaio in cemento armato ed elementi in cotto. Essa, ricoperta da uno strato di sughero e rame, è visibile dall’esterno, bene compresa tra il volume del transetto e quello del porticato d’ingresso. Il pavimento interno è ricoperto da piastrelle in grès.

Caratteristiche strutturali

La struttura muraria in mattoni si appoggia sulle fondazioni del primo progetto. Le colonne in granito del porticato esterno e le colonne in ghiandone della navata interna sono gli altri elementi che aiutano a sostenere le coperture.

Aspetti liturgico-pastorali

Dalla navata di sinistra, in successione, si accede al battistero ottagonale e alla cappella Mariana, unico ambiente rivestito in marmo, al contrario di tutte le altre pareti che sono semplicemente intonacate. Ai lati dell’abside si sviluppano in modo simmetrico un altare minore, inserito in una nicchia, e un piccolo organo. Sotto l’altare maggiore invece è collocata una cripta. L’abside infine ospita al suo interno un ciborio marmoreo che protegge il tabernacolo.

Opere d’arte

Grande impatto visivo è dato dall’opera dell’artista americano Dan Flavin, chiamato dal reverendo Giulio Greco e sostenuto dalla Fondazione Prada. Inaugurata nel 1997, dopo la morte dell’autore, essa prevede la collocazione di tubi al neon colorati, il cui effetto è aumentato dall’intonacatura bianca effettuata sulle pareti illuminate. Per la navata centrale sono stati usati il blu e il verde, rosso e luce di Wood per il transetto, giallo e luce di Wood per l’abside. L’intervento si presta a diverse interpretazioni: da una parte ripropone in chiave artistica la concezione della luce come epifania dell’intero trascorrere del giorno, in un percorso che parte dall’alba fino al tramonto; dall’altra definisce ogni singolo elemento della chiesa con una colorazione differente: navata centrale, transetto, abside. Ne deriva uno spazio suggestivo che testimonia un felice incontro tra l’arte contemporanea e l’architettura sacra. La chiesa ospita inoltre una statua bronzea di Giacomo Manzù presso il fonte battesimale, una statua della Madonna di Giacomo Munster, collocata nella cappella Mariana, mentre sull’altare principale è presente un bassorilievo ad opera della ditta Telli Comana di Seriate.

Negli ultimi anni sono state aggiunte altre opere. Nella navata centrale è presente sul pavimento un tracciato circolare in lamina d’acciaio che raffigura un labirinto di forte carattere spirituale, sopra l’altare invece è presente un grande disco di pioppo sospeso che rappresenta un’ostia innalzata al cielo, a cui si aggiunge un bronzo di padre Pio posto all’ingresso laterale di via Neera. Entrambe le opere sono di Pino Pedano.

Breve vita Autore

Giovanni Muzio è stato un progettista che ha contribuito ad arricchire il dibattito sull’architettura moderna, mantenendo sempre il legame con il classicismo, attraverso il rinnovato uso in chiave moderna dei suoi elementi fondativi. Se all’inizio opera all’interno del gruppo artistico e architettonico Novecento, fin dagli anni Trenta assume un linguaggio autonomo. All’interno della sua vasta produzione si possono citare numerosi esempi di edifici dalla forte carica formale: la casa in via Moscova, denominata “Ca Bruta” (1919-23) Il Palazzo dell’Arte al parco Sempione (1932-33), la sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (1929-49), la sede del “Popolo d’Italia”, ora Palazzo dei Giornali (1938-42), tutti presenti a Milano, città in cui ha vissuto e principalmente lavorato. Accanto all’attività di architetto ha insegnato presso il Politecnico di Milano e di Torino.

Altri progetti sacri

Il rapporto con l’architettura sacra è una costante della sua opera e si sviluppa lungo tutta la carriera professionale. Un legame che si crea e si solidifica in particolare con l’ordine francescano. E’ bene ricordare al riguardo Sant’Antonio a Cremona (1936-36) e il complesso dell’Angelicum (1939-47); Santi Quattro Evangelisti (1954-55) e San Giovanni Battista alla Creta (1956-58) a Milano, presenti nell’itinerario e infine la basilica dell’annunciazione a Nazareth (1959-69).