Il complesso parrocchiale realizzato da Justus Dahinden nel 1975 è composto da numerosiedifici che ricreano un piccolo borgo all’interno della città di Monza.La chiesa, ideata come volume raccolto e rivestito in mattoni, è accessibile dopo un percorsotortuoso: l’interno ruota intorno all’altare e al tabernacolo illuminato da un lucernarioautonomo. Tutti gli arredi sono stati realizzati con estrema semplicità da Egon Weinert, mentreè presente un organo Mascioni incassato nel muro

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Impianto urbanistico e contesto di riferimento

Il progetto nasce da un concorso ideato nel 1970 per l’edificazione della nuova parrocchia di San Giuseppe a Monza, a fronte dell’espansione abitativa nel territorio di competenza della parrocchia di San Rocco. Il complesso sostituisce sistemazioni provvisorie di cui la comunità si è servita per tutto il decennio precedente ed è frutto di un’attenta riflessione sul significato dello spazio liturgico in un contesto urbano. Situato nella parte meridionale di Monza, in una zona residenziale densamente popolata dotata di diversi spazi aperti, esso si presenta come un complesso organico in cui gli edifici e gli spazi esterni hanno un rapporto fortemente connesso. Il volume della canonica a sinistra e il campanile, con biblioteca parrocchiale alla base, introducono il fedele in un percorso rialzato e tortuoso che si allarga e si restringe a causa di una forte articolazione degli elementi del progetto. Secondo una composizione suggestiva che richiama l’idea di un borgo medievale, ogni edificio nasconde visuali al passante e lo prepara ad incontri inediti e stupefacenti. Il camminamento, superata una strettoia tra la chiesa e la canonica si apre sul lato sinistro verso un’arena aperta a pianta ottagonale, affiancato da un porticato in parte aperto e in parte chiuso con vetrate; sul lato destro si sviluppa invece la chiesa. La piccola piazza presente tra questi ambienti regola la distribuzione verso la funzione liturgica e verso i campi sportivi: infatti su questo spazio aperto affacciano l’entrata dell’edificio sacro e una rampa che porta sia all’oratorio sia al livello sottostante della chiesa occupato dal salone parrocchiale. Quest’ultimo ha l’entrata rivolta al lato opposto ed è raggiungibile da una scala incastrata tra il campanile e la chiesa stessa. Il vicolo pedonale che viene progettato è caratterizzato anche da diversi lampioni che garantiscono un’illuminazione notturna: questo piccolo tratto urbano funge da zona di passaggio tra la strada e gli spazi intimi dell’intero complesso. Gli edifici sono rivestiti in laterizio, mentre la pavimentazione è composta da cubetti di porfido rosso; le uniche variazioni sono date dalla gradinata iniziale, in blocchi di marmo veronese, e dal teatro all’aperto, lasciato in cemento armato a vista.

Facciata principale

L’ingresso viene posizionato nella parte più nascosta, come un portale da ricercare più che da contemplare. Questo segna solo il passaggio in un ambiente più raccolto che non esaurisce il continuo avvicinamento al Divino. La sua posizione a lato infatti suggerisce l’idea del messaggio cristiano da comprendere solo a chi ha la pazienza e la volontà di cercarlo: un segno forte inserito in una successione di spazi che invitano la comunità a raccogliersi secondo un livello sempre più intimo e spirituale. Le due porte d’entrata sono sormontate da un volume sporgente con rivestimento differente; entrando si accede ad un piccolo atrio di servizio che introduce, sul lato destro, alla grande aula assembleare.

Organizzazione interna

L’aula dei fedeli presenta una forma irregolare organizzata a partire dallo spazio dedicato alla celebrazione. Esso è inserito all’interno di una grande abside sopraelevata che rappresenta il punto più interessante dell’intera chiesa. Il ruolo centrale dell’altare viene valorizzato da diversi elementi che sono disposti attorno ad esso. Il fonte battesimale, alimentato continuamente di acqua viva, è collocato a sinistra; il tabernacolo, posto in un vano nella parete di fondo, è illuminato da un cannocchiale di luce chiuso da una parete di legno piegata; il coro invece si dispone nella parte sinistra, tra il celebrante e l’ingresso alla sagrestia. L’intero spazio viene illuminato da tre lucernari sul soffitto e può essere separato dal resto della chiesa tramite pannelli scorrevoli durante le celebrazioni feriali. L’intera aula è chiusa da un soffitto ascendente verso l’altare, mentre la copertura è rivestita da doghe in legno per esaltare il valore domestico di questo grande luogo. Sulla parete di sinistra infine è presente un organo e, poco oltre, i confessionali. Sulla parete di destra sono inserite alcune finestre tra il movimento a scala della parete. L’aula termina con una parete inclinata che chiude drasticamente l’ambiente ma che lascia entrare una luce soffusa dai lucernari nascosti in copertura.

Caratteristiche strutturali

Il complesso è costituito da edifici realizzati interamente in cemento armato e rivestiti in laterizio. A livello costruttivo è stato adottato un sistema a telaio con travi e pilastri.

Aspetti liturgico-pastorali

L’intero complesso è testimone di una profonda ricerca sul significato dello spazio sacro. Esso acquista valore a partire dalla sua interazione con il mondo esterno e dalla contrapposizione felice tra il carattere introverso della chiesa e il carattere estroverso dei servizi sociali collaterali. Il fedele viene riconosciuto come soggetto di una collettività ma, allo stesso tempo, come individuo che vuole vivere la propria spiritualità. L’idea di un percorso continuo e l’uso dei materiali caldi ripetuti all’interno e all’esterno esprimono proprio la valenza del messaggio cristiano all’interno di un sistema sociale. Il raccoglimento della comunità, l’uso scenografico della luce e l’utilizzo del legno connotano la specificità dell’assemblea, raccolta verso un punto preciso, senza che decorazioni o cappelle laterali possano distogliere l’attenzione del fedele verso l’incontro con il Divino.

Opere d’arte

Sulla parete del presbiterio, alle spalle dell’altare, è collocato un Crocifisso ligneo, mentre tutti gli arredi (seggio del sacerdote, leggio e fonte battesimale) sono stati realizzati con estrema semplicità in ferro e legno da Egon Weinert; allo stesso modo vengono costruite le panche al posto di singole sedie per testimoniare lo stretto rapporto tra il celebrante e la sua comunità. L’organo a canne Opus 1008 è ad opera di Vincenzo Mascioni.

Breve vita Autore

Justus Dahinden è un architetto svizzero molto attivo sia nel campo accademico che nel campo professionale. Professore al Politecnico di Vienna, nel corso della sua attività ha sperimentato diverse forme tecnologiche per produrre architetture di grande impatto emozionale. Si è occupato di studi urbanistici e di unità residenziali, di progetti pubblici e, soprattutto, di edifici religiosi. Le sue architetture prediligono l’obliquità e l’interazione tra gli spazi al fine di creare ambienti articolati ma che conservano una loro unitarietà. La sua opera comprende la realizzazione di più di trenta chiese tra la Germania, la Svizzera, l’Italia, l’Africa e Taiwan.

Altri progetti

Tra le chiese più significative è importante ricordare San Paolo a Dielsdorf (1959-63) e Sacro Cuore a Buchs, (1960-65), entrambe in Svizzera; le chiese parrocchiali in Uganda a Mityana (1965-72) e a Namugongo (1968-73); San Giacomo a Limburg-Lindenholzhausen, (1977-79), San Paolo a Ingelheim-West (1979) in Germania e la chiesa di San Massimiliano Kolbe a Varese (1990-93), presente nell’itinerario. Infine molto interessante risulta la chiesa di San Francesco d’Assisi a Bratislava (2002).