La chiesa è costruita nel 1968 nel quartiere periferico di Sant’Ambrogio a Sud di Milano.Arrigo Arrighetti completa il piano urbanistico con un edificio simbolico dalla copertura cherisale fino alla facciata triangolare. L’interno è illuminato da due fasce colorate che corronolungo il tetto a falda, mentre la penombra della piccola navata laterale contrasta con laluminosità del battistero. Il progettista disegna gli arredi sacri; il tabernacolo viene realizzato dapadre Costantino Ruggeri

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Impianto urbanistico e contesto di riferimento

La chiesa viene concepita all’interno del quartiere di Sant’Ambrogio, progettato da Arrighetti nella periferia a Sud di Milano come centro urbano dotato di numerosi servizi e caratterizzato da una forte autonomia formale. Esso è formato da una serie di edifici, della stessa altezza e ad andamento curvilineo, che racchiudono un grande spazio pubblico dove sono costruiti la chiesa, il centro civico e di quartiere, la scuola materna ed elementare e diversi negozi; la disposizione delle abitazioni non è continua ma prevede dei varchi che lasciano intravedere la zona interna. Questa enorme piazza viene isolata dal traffico veicolare e permette un rapporto differente tra gli edifici presenti. La chiesa viene disposta in prossimità delle aperture più grandi in modo da poter essere vista dall’esterno: essa contrappone la sua forma compatta e acuta allo sviluppo curvilineo delle case. La dedicazione è concepita in onore del Santo Giovanni il Buono, vescovo di Milano durante l’Alto Medioevo, il cui corpo è conservato in una teca all’interno del duomo meneghino.

Facciata principale

La chiesa presenta una facciata verticale in cemento armato dal forte andamento ascensionale, accentuato dalla vela in rame che si rialza da dietro. La parete cuspidata è traforata da diverse finestre colorate di forma rettangolare e incorniciata dalla copertura sporgente che cela, sulla sommità, le campane per richiamare i fedeli. Arrighetti concepisce un progetto dalla grande forza simbolica e suggestiva: infatti se da una parte le aperture richiamano la tradizione gotica, dall’altra l’intera copertura si presenta come una tenda piantata in mezzo al nuovo quartiere. Davanti all’edificio è presente una piazza con una vasca a rombo allungato dove l’immagine della chiesa possa specchiarsi; da qui il fedele attraversa un piccolo sagrato, rialzato e delimitato a sinistra da una croce, per entrare nell’unico ingresso, costituito da un volume sporgente posizionato nella parte centrale. Infine, sul lato sinistro sono disposti a semicerchio e intorno ad un giardino raccolto, gli uffici parrocchiali e le abitazioni dei sacerdoti.

Organizzazione interna

La pianta è composta da due navate convergenti che partono dall’ingresso per poi dividersi. La navata centrale si estende per tutta la lunghezza dell’edificio fino all’altare, mentre quella di destra si sviluppa brevemente ed ospita la cappella feriale: essa si inserisce con armonia nell’ambiente d’ingresso e allo stesso tempo appare nascosta ai fedeli disposti lungo le panche. Sul lato sinistro è presente un’ulteriore navata che termina con il battistero, separato dal presbiterio tramite un unico pilastro. L’intero spazio interno è dominato da due coperture a doppia falda che corrono lungo le due navate e che si raccordano in sommità della facciata principale: il risultato è un manto che discende bruscamente in prossimità dell’abside e della cappella a destra, mentre la navata di sinistra presenta un solaio ribassato che lascia l’ambiente in forte penombra. L’illuminazione viene affidata alle due fasce multicolore che corrono sul colmo delle due coperture; tale soluzione è stata adottata a partire dal 1981 a causa di un incendio che ha distrutto gran parte della copertura e, con essa, le originarie aperture, puntuali e circolari, ivi disposte. Il battistero esagonale è illuminato da un lucernario cuspidato e visibile dall’esterno, mentre la pavimentazione è ricoperta da pietra artificiale colore rosso granato.

Caratteristiche strutturali

La struttura è composta da muri in cemento armato con travi in acciaio che sorreggono una copertura in lamiera di alluminio porcellanato. In particolare la precedente copertura era costituita da un sistema di capriate in acciaio e diversi pannelli di materiale plastico pre-stampato in cui erano inseriti piccoli lucernari di forma circolare.

Aspetti liturgico-pastorali

La chiesa così concepita offre un ambiente dai caratteri innovativi che valorizzano la zona dedicata all’altare: la forte pendenza della copertura unita al leggera inclinazione del pavimento verso il presbiterio convergono a valorizzare il luogo della celebrazione secondo un chiaro cannocchiale prospettico. Molto suggestivo è invece l’uso della luce filtrata attraverso le aperture puntuali della facciata e quelle continue delle fasce che corrono lungo la vela: il risultato è un ambiente dominato da una luce fioca per accogliere i fedeli e coinvolgerli, attraverso soluzioni scenografiche, nell’incontro con il Divino; il concetto viene bene esemplificato dalla cascata di luce che investe il battistero collocato in luogo fortemente oscurato.

Opere d’arte

La zona dell’abside è dominata da un grande Crocifisso ligneo e si presenta molto spoglia: la mole dell’altare appoggia su tre capitelli rinascimentali provenienti dall’antico monastero di Sant’Ambrogio, così come la lastra di pietra scolpita presente nella cappella feriale. Il battistero, la sede del celebrante e il leggio sono in pietra chiara di Botticino per risaltare nell’ambiente scuro in cui si trovano. Gli arredi sacri e le panche sono state realizzate su disegno dello stesso Arrigo Arrighetti; nella navata di sinistra sono da ricordare la pala policroma proveniente dal vecchio mulino di Sant’Ambrogio (da cui deriva il nome del quartiere) e, dislocata in tutta la chiesa, la Via Crucis in tavole di legno dipinto. Significativi sono inoltre la statua lignea di San Giovanni Bono e il tabernacolo ad opera di padre Costantino Ruggeri; quest’ultimo è autore anche delle vetrate.

Breve vita Autore

L’attività di Arrigo Arrighetti abbraccia il dibattito architettonico che caratterizza il secondo dopoguerra e gli anni successivi. Dal 1956 al 1961 è dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Milano, mentre dal 1961 al 1970 è direttore dell’Ufficio Urbanistico prima di dedicarsi a tempo pieno alla professione. I suoi progetti si confrontano con la domanda pubblica di spazi e di servizi, unita alla sperimentazione tipologica che investe le periferie nel periodo della ricostruzione. Alcuni progetti interessanti sono la biblioteca civica a Palazzo Sormani (1949), la scuola elementare al quartiere QT8 (1951), l’istituto Cesare Correnti (1956) e la piscina coperta al parco Solari (1963). Tutti gli edifici si trovano a Milano. In qualità di tecnico comunale ha modo di partecipare alla progettazione di alcuni quartieri periferici di cui i più famosi rimangono “Sant’Ambrogio I” (1964-65) e Sant’Ambrogio II” (1968-71).