La chiesa progettata da Luigi Caccia Dominioni a Monza viene inaugurata nel 1968.L’accesso, riparato dalla strada, immette in uno spazio unitario dominato da un corpo rialzato;esso è definito da quattro pinnacoli dai quali discende l’intera copertura che riveste la piantaa croce greca. Importanti sono le vetrate che corrono lungo l’intero perimetro e il mosaicopresente sul pavimento fino al presbiterio rialzato: entrambe le opere sono di FrancescoSomaini in collaborazione con il progettista

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Impianto urbanistico e contesto di riferimento

La nuova chiesa di San Biagio viene prevista da Caccia Dominioni a fianco della omonima chiesa in precarie condizioni strutturali, prima per completarne le funzioni parrocchiali e dopo per sostituirla del tutto a seguito del crollo avvenuto nel 1977. L’edificio è arretrato rispetto al fronte stradale e si inserisce in un intervento che comprende altri edifici progettati dallo stesso architetto: le case parrocchiali e la “Rotonda” di San Biagio; quest’ultima, costruita lungo il perimetro dell’antica abside, ospita una sala da concerto, una biblioteca e un centro culturale. Il fedele ha la sensazione quindi di entrare in una piccola città con diversi servizi laddove la chiesa, con le sue linee sobrie ed essenziali, non si impone come elemento dominante, ma si propone come spazio di accoglienza e riparo. A rafforzare tale idea è il disegno dello spazio aperto in rapporto ai diversi porticati presenti: il primo è un portale d’accesso alla chiesa; il secondo invece caratterizza uno spazio aggregativo delimitato su tre lati da gradinate. Se i primi due porticati si presentano separati, con struttura in cemento e copertura in laterizio, il terzo si attacca direttamente alla chiesa divenendo così una pensilina che ripara il fedele prima di entrare. Un quarto porticato è riproposto sul lato destro a protezione dell’ingresso laterale. Interessante notare come l’architetto prolunga le gradinate davanti alla chiesa fino alla strada. La concezione di uno spazio pubblico a misura d’uomo viene rafforzata proprio con l’idea di rendere ogni parte del complesso accogliente: le sedute infatti sono presenti sia all’esterno della chiesa, con volumi aggiunti al corpo principale, sia davanti al parcheggio d’entrata, con altre gradinate.

Facciata principale

La facciata principale si distingue per la presenza dei due ingressi collocati ad un livello inferiore e inseriti in una parete rientrante. Giungendo da via Prina si può entrare dall’accesso più distante e ritrovarsi in uno spazio d’accoglienza che ospita il fonte battesimale, oppure si può entrare dall’ingresso più vicino che immette il fedele direttamente nell’aula liturgica. All’esterno la chiesa si presenta con un intonaco marrone scuro, mentre una fascia basamentale in marmo scorre per tutte le pareti perimetrali per marcare lo stacco da terra. Gli unici ornamenti presenti sono la modanatura dei pesanti architravi in cemento e le inferiate che coronano le porte minori.

Organizzazione interna

L’edificio viene concepito come uno spazio unitario che possa esprimere al meglio la visione liturgica promossa dal Concilio Vaticano II (1962-65) di spazio assembleare: per ottenere tale effetto viene adottata la pianta greca, con quattro grandi pilastri centrali che, in corrispondenza dello spazio centrale più alto, fuoriescono in pinnacoli. Essi svettano a sostegno di una copertura a vela ribaltata e collocata ad un livello più alto, a sedici metri di altezza. La luce cade direttamente proprio sui fedeli grazie a quattro vetrate quadrangolari. Dal centro si sviluppano quattro braccia che accolgono spazi di uguale ampiezza, sia che ospitino l’altare che le panche per i fedeli: questa mancanza di gerarchia conferisce al luogo una dimensione di raccoglimento dove l’intera comunità possa sentirsi partecipe della celebrazione. Infine il battistero di ampie dimensioni è staccato dal corpo centrale ma accessibile dall’atrio d’entrata già citato.

Caratteristiche strutturali

La struttura è in cemento armato: lo spazio rialzato che sostiene la volta scarica il peso sui quattro pilastri centrali da cui partono lunghe travi leggermente incurvate che appoggiano sui muri perimetrali e lungo le quali si adagia una copertura a tenda sempre dello stesso materiale.

Aspetti liturgico-pastorali

La fascia luminosa compresa tra il cornicione e la copertura determina un luogo liturgico dalle linee semplici e sobrie e conferisce leggerezza all’intero edificio. Grazie alla presenza delle opere d’arte collocate ai lati, il luogo della celebrazione si presenta come una lunga fascia scenografica che il fedele associa alla fascia luminosa orizzontale sviluppata per l’intera aula. In questo modo l’altare diventa il fulcro della chiesa nonostante esso sia privo di soluzioni architettoniche tradizionali come l’inserimento di un’abside posteriore o l’illuminazione diretta.

Opere d’arte

La collaborazione tra Francesco Somaini e Luigi Caccia Dominioni testimonia non solo una grande sinergia artistica, ma la precisa volontà di concepire lo spazio in maniera unitaria, integrando fra di loro arte e architettura. Il primo interviene nelle grandi vetrate della chiesa e del battistero, nei mosaici pavimentali e nel tabernacolo dell’altare laterale a destra. Lo spazio interno quindi si presenta come sfondo ideale per l’esaltazione delle singole opere d’arte: a dimostrazione di ciò, le vetrate variano a seconda dell’ambiente e dell’effetto voluto. Le quattro vetrate dello spazio centrale rappresentano simbolicamente Lo Spirito Santo e Il martirio di Cristo, mentre di fronte all’altare è possibile notare un’immagine dello Spirito Santo rappresentato sotto forma di colomba. Tutte le vetrate, unite alla fascia di venti finestre che corrono per tutto l’edificio, presentano tre colori: il nero (morte), il rosso (sangue), il bianco (luce), in modo da esprimere con forte espressività il mistero pasquale. E’ presente una Via Crucis di vetro con numerosi simboli al suo interno: delle quattordici stazioni presenti, cinque si esprimono attraverso la Croce, diversamente raffigurata, sei invece hanno come oggetto il tema delle mani. Il battistero viene illuminato solo da finestre sottili poste in alto; esse raffigurano ciascuna una croce (battesimo liturgico, di sangue e di spirito) e rendono l’ambiente raccolto e intimo. Inoltre è bene ricordare il pavimento a mosaico che raffigura una colata di acqua per esprimere la forza vitale del Battesimo. Altro simbolo importante è l’albero della vita. Esso viene rappresentato sempre tramite mosaico a terra, al di sotto dell’altare, grazie al bilanciamento del bianco e del nero: partendo dai gradini (il nero prevale sul bianco: radici) risale fino a superare l’altare (il bianco prevale sul nero: rami). Tale mosaico in origine sarebbe dovuto partire dall’ingresso ma è stato ridotto alla zona celebrativa per ragioni economiche. Infine è presente un tabernacolo presso un altare minore a destra che raffigura la Trinità, mentre non mancano opere di altri artisti: gli arredi liturgici sono presi dalla vecchia chiesa di San Biagio e il mosaico alle spalle dell’altare è ad opera di Paolo Rivetta.

Breve vita Autore

Luigi Caccia Dominioni è un architetto e designer milanese che ha progettato numerose opere, dalle lampade per Azucena fino al quartiere di San Felice a Milano in collaborazione con Pedroni e Magistretti (1967-75). Particolare attenzione riveste all’interno della sua opera la riflessione sul tema residenziale, di cui casa Caccia Dominioni (1947-49), l’edificio per uffici e abitazioni in corso Monforte (1963-66) e la casa in via Nievo (1955-57) costituiscono validi esempi. Tutte le abitazioni citate si trovano a Milano.

Altri progetti sacri

L’architetto si confronta con il tema dell’architettura sacra attraverso diversi progetti a Milano e altrove. Da ricordare sono i conventi milanesi di Sant’Antonio per l’ordine francescano (1959-63), l’istituto della Beata Vergine Addolorata (1946-55). Più recentemente sono state realizzate la chiesa di San Giovanni Battista a Morbegno (1993) e la chiesa di San Giorgio a Settimo Milanese (1999-2003), presente nell’itinerario.