La chiesa progettata da Vittorio Gregotti viene realizzata agli inizi del duemila a Seveso.Essa è inserita in un complesso che prevede i servizi parrocchiali sviluppati intorno ad unapiazza, organizzati in cinque edifici differenti. La chiesa presenta una copertura rialzata inprossimità della navata centrale con un lungo lucernario che illumina l’ambiente interno;questo ha un’organizzazione spaziale che converge verso il presbiterio, oltre il quale è presentela cappella feriale

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Impianto urbanistico e contesto di riferimento

L’edificio viene realizzato nell’ambito del “Piano Montini”, lanciato nel 1989 dal cardinale Martini per progettare venticinque nuovi complessi parrocchiali nei nuovi quartieri sorti all’interno della Diocesi di Milano. Sebbene il progetto risalga al 1991 l’avvio del cantiere è stato possibile solo dal 2001: la progettazione e la realizzazione è infatti proceduta a lunghe tappe poiché buona parte del costo è stato a carico della comunità dei fedeli. Il complesso si trova ai margini del centro urbano di Seveso e si compone di cinque edifici (chiesa parrocchiale, sala polifunzionale, palestra, oratorio e abitazione parroco) raccolti intorno ad una piazza rettangolare che funge da sagrato. Questa è collegata alla strada tramite un viale circondato da siepi che nascondono la vista dell’area parcheggio posta a lato. L’aggregazione degli edifici e la loro altezza comune di otto metri suggerisce l’idea di un piccolo borgo in mezzo ad un territorio fortemente agricolo. Il corpo elevato che corre lungo l’asse centrale della chiesa si eleva invece come punto di riferimento per il quartiere e cattura la luce, dalla parte superiore, per lo spazio interno; questo corpo si interrompe in prossimità dell’altare sottostante, trasformandosi nella torre campanaria. Molta attenzione viene dedicata agli spazi aperti con la realizzazione sia di campi sportivi, sia di piccoli cortili all’interno degli edifici: il progetto prevede un rete di camminamenti pedonali non più larghi di quattro metri tra i progetti finora realizzati: la chiesa, l’oratorio e la casa del parroco. Nelle aree rimaste vuote è stato creato un parcheggio e una piccola piazza interna, separata da via Colleoni tramite un muro.

Facciata principale

La chiesa viene realizzata come un volume privo di decorazioni e da una forma geometrica a T rovesciata. Insieme agli altri edifici costruiti è rivestita in serizzo ghiandone, una pietra lombarda di colore grigio chiaro, mentre i bordi sono rifiniti in metallo bronzato per catturare la luce e contornare la superficie in modo astratto. La facciata si presenta prevalentemente liscia con due significative variazioni: nella parte destra è visibile un’insenatura dovuta allo spazio circolare che all’interno ospita il fonte battesimale; nella parte centrale viene ritagliata un’apertura in corrispondenza dell’entrata lasciando emergere la penombra dell’atrio interno.

Organizzazione interna

La chiesa è composta da una sola navata con tagli orizzontali che corrono a terra lungo i muri perimetrali: queste fasce vetrate, oltre che alleggerire le facciate laterali, hanno un ruolo importante nella ventilazione dell’aula. Lo spazio viene illuminato principalmente dal lucernario della lama centrale che corre fino alla zona di celebrazione: qui due colonne circolari sostengono le spesse travi in cemento, tra le quali è inserito un divisorio dello stesso materiale per creare, dietro all’altare, un’ultima porzione di luce autonoma. Ai lati dell’ingresso è presente il fonte battesimale: questo è formato da una mezza sfera di marmo di Carrara. A sinistra invece sono collocati i confessionali e la scala a chiocciola che conduce al livello superiore. Il presbiterio viene realizzato con estrema semplicità e rigore. A fianco dell’altare infatti sono posizionati la sede per il celebrante a destra e il leggio a sinistra. La prima è in legno di ciliegio dipinto ed è collocata nell’angolo in ombra; il secondo invece è un elemento autonomo ed esposto all’intera comunità. Il volume, sede dell’annuncio del messaggio cristiano, è rivestito da quattro lastre di marmo di Carrara su cui sono incise citazioni dorate del Vangelo. Oltre a questo si intravede la cappella feriale che chiude la composizione dell’ambiente interno e custodisce il tabernacolo: l’altare minore è collocato proprio dietro al muro del presbiterio e idealmente inquadrato dalle due colonne. Esso è illuminato direttamente dal lucernario del campanile e si sviluppa di traverso rispetto alla navata, dividendo lo spazio terminale con la sagrestia. Infine sono presenti due ingressi laterali collocati di fianco alla zona del presbiterio, mentre il tetto piano viene ritmato dalle piccole travi in legno chiaro che aumentano l’effetto di luminosità.

Caratteristiche strutturali

La struttura dell’edificio prevede l’uso del cemento armato con pilastri non visibili e travi in evidenza; la copertura è sostenuta da travi in legno lamellare, con una struttura speciale ad X per il corpo centrale, mentre le pareti esterne sono in laterizio rivestito in pietra.

Aspetti liturgico-pastorali

Lo spazio viene pensato per valorizzare il ruolo centrale dell’altare: il percorso di luce che attraversa la navata per arrivare al luogo della celebrazione inizia idealmente dal fonte battesimale. I fedeli infatti sono chiamati ad un incontro di purificazione verso il Mistero Divino, presentato come un luogo semplice ed essenziale che può essere immaginato come sede sacrificale o come mensa conviviale. Inoltre l’organizzazione ad unica navata favorisce una partecipazione maggiore, mentre la presenza della cappella feriale nella parte terminale suggerisce la presenza di un “altrove” che stimola il cammino della fede.

Opere d’arte

Gli arredi sono stati disegnati dagli stessi progettisti; interessante risulta la statua bronzea della Madonna, collocata in posizione avanzata rispetto all’altare e protesa verso i fedeli. Inoltre è presente un Crocifisso ligneo sul sagrato, in stretto rapporto con il Crocifisso in metallo a fianco dell’altare.

Breve vita Autore

Vittorio Gregotti è uno dei protagonisti del dibattito architettonico italiano ed internazionale che, dalla seconda metà del Novecento, promuove una ricerca progettuale ed intellettuale a partire dalla lezione del Movimento Moderno. Le sue architetture si distinguono per l’estrema rigorosità, l’uso della geometria e la cura del dettaglio compositivo; le sue opere più significative sono il quartiere Zen di Palermo (1969), il complesso dell’Università Bicocca a Milano (1994-2000), il Centro Culturale a Bélem, Lisbona (1988-93), il teatro dell’Opera di Aix-en-Provence, Francia (2003) e la città di Jiangwan vicino a Shanghai, Cina (2001). Nel 1988 lo studio da lui diretto si trasforma in Gregotti Associati International con Augusto Cagnardi e Michele Reginaldi come soci.

Altri progetti sacri

Il progettista si confronta con il tema dell’architettura sacra anche con la chiesa di San Massimiliano Kolbe a Bergamo (2008).