La chiesa è progettata da Justus Dahinden a Varese, immaginando un semisfera circondata daun fossato per rappresentare la volta celeste che emerge dall’acqua. Il volume è diviso in due:l’aula assembleare è racchiusa da una copertura con struttura in legno lamellare con diversilucernari, mentre il sagrato d’ingresso è avvolto da due bracci. La parete divisoria funge dafondale al presbiterio interno ed è modellata dalle due rientranze, visibili all’esterno, dell’absidee del tabernacolo
Impianto urbanistico e contesto di riferimento
L’edificio, dedicato al frate francescano polacco morto ad Auschwitz, è pensato secondo criteri altamente innovativi che connotano uno spazio sacro originale ed autonomo nell’ambito della periferia varesina, collocato lungo un grande viale di comunicazione tra il centro storico e il Sacro Monte, situato a nord della città. Il luogo della celebrazione è racchiuso in una cupola, che richiama il cosmo con un forte carattere simbolico: una semisfera emergente da un bordo d’acqua che corre intorno al perimetro e segna il confine della zona sacra dal resto della città, punto d’incontro tra natura e architettura. Ma l’emisfero è spezzato e la pianta circolare è divisa a metà da una parete di cemento che separa l’interno dal sagrato. Il complesso si inserisce armonicamente nel tessuto urbano, con un piazzale adibito a parcheggio e luogo di incontro, mentre sul lato opposto della strada, al centro della quale è stata creata un’isola spartitraffico, è presente un parco. Permane un frassino in prossimità dell’ingresso che, con efficace semplicità, indica l’apertura della calotta e il punto di accesso
Facciata principale
Il progetto non presenta una vera e propria facciata, ma prevede l’articolazione di uno spazio inedito, compreso nel volume della semisfera: due corpi avanzati delimitano un atrio atto ad accogliere i fedeli e a fungere da filtro tra l’esterno e l’interno, regolando l’ingresso allo spazio liturgico. Nell’ala di destra è occultata una scala che conduce al seminterrato. Il battistero-cappella feriale è all’interno dell’ala sinistra; nella parte superiore rivolta al sagrato sono collocate le campane. La parete in cemento che fa da fondale presenta due curve: una più dolce e più bassa in corrispondenza dell’abside e una alta e più sporgente, ben visibile dalla strada e paragonabile ad un campanile, che racchiude l’area del tabernacolo; entrambe hanno dei lucernari in sommità. Collocati agli angoli della facciata sono gli accessi che introducono all’aula con un percorso curvilineo che aggira il muro divisorio, concepito sia come prospetto esterno sia come fondale per la celebrazione eucaristica.
Organizzazione interna
Lo spazio interno, interamente racchiuso dalla copertura a mezza cupola, si articola in vari ambienti indipendenti, ma coordinati in relazione alle specifiche funzioni. In una struttura dominata dalle linee curve, l’unico percorso rettilineo è il corridoio centrale che dalla sagrestia, attraverso il vano penitenziale e l’assemblea, conduce all’altare semicircolare, progettato come punto focale della celebrazione liturgica. La pavimentazione è in leggera pendenza verso il presbiterio e le panche, disposte ad anfiteatro, aumentano la partecipazione e il senso di comunità dell’assemblea. L’ambone è posto alla sinistra del celebrante, in una posizione rialzata che lo rende ben visibile da tutti. L’alta parete posteriore, ondulata, ospita nelle sue rientranze abside e tabernacolo; a quest’ultimo è riservato uno spazio appartato e la fessura ne concede la vista, per una meditazione personale, solo da un preciso punto dell’aula, a testimonianza del mistero di Cristo che si rivela a chi lo cerca. L’organo completa la cornice del presbiterio, protendendosi dalla parete di fondo davanti all’ingresso secondario. Colore predominante è il bianco per i materiali impiegati e per la luce che penetra dall’alto, attraverso i lucernari (il più piccolo e meno visibile sopra il tabernacolo, il più ampio e luminoso sopra l’altare) e dal basso dalla finestratura; tale fascia vetrata corre lungo tutto il perimetro e riporta all’interno i riflessi dell’acqua creando continuità tra l’interno e l’esterno. Ben studiata è anche l’illuminazione artificiale.
Caratteristiche strutturali
La complessa parete di cemento armato, lasciata volutamente con ruvido intonaco strollato, grigio verso il sagrato e bianco all’interno, è mossa da varie curve ed è la vera parte portante della costruzione. Essa si poggia sulla fondazione principale, in cemento armato a gradoni, sostenuta a sua volta da una sistema di pali. Solidale con la muraglia è la struttura reticolare autoportante in legno: le travi lamellari curvate sono fissate tra loro e ai piloni disposti lungo il fossato tramite cerniere in acciaio. Esternamente la cupola è ricoperta da pannelli metallici smaltati di bianco. Il battistero continua uno spicchio di cupola e due colonne portanti sostengono il campanile. Altre coppie di colonne sono presenti all’esterno di ciascun ingresso.
Aspetti liturgico-pastorali
L’intero spazio viene progettato per dotare la comunità di un luogo unitario che possa essere un riparo dal mondo esterno senza separarsene: la sensazione di estrema leggerezza comunicata dai materiali e dalla luce è un messaggio che invita all’ascesi. La nuova chiesa intende evocare il Mistero, costruendo un ponte tra materia e spirito con l’uso di forte simbolismo ed espressività nelle forme: gli spazi sacri infatti non rappresentano tanto una realtà fisica, quanto una dimensione psichica. E in tutto gioca un ruolo preponderante la luce, naturale o artificiale che sia, che parla direttamente alle emozioni dell’uomo.
Opere d’arte
Di particolare interesse risulta l’organo Mascioni, collocato a sinistra rispetto all’altare. Un grande Crocifisso ligneo, di anonimo autore di area veneta (secolo XVI), campeggia in alto, sulla parete di fondo dell’aula. A fianco dell’ambone c’è un quadro della Madonna nera di Czsestokova. Dalla parte opposta dell’altare il Crocefisso astile, di scuola nordica, del XV secolo è dono del progettista. Sono murati all’ingresso del vano penitenziale due calchi in graniglia (fine XIX – inizi XX secolo), da originali tondi ad altorilievo lapidei tardo medioevali, e raffigurano Dio Padre benedicente e Gigante con clava. Queste opere provengono dalla Fabbrica del Duomo, come pure la guglia in marmo bianco di Candoglia, posta all’esterno: questa era inserita nella parte absidale del Duomo e sottolinea la continuità con la tradizione. Nell’atrio una statua in terracotta policroma della Madonna con Bambino, di scuola piemontese (secoli XV-XVI) accoglie il fedele. La fonte della cappella-battistero ha significativamente acqua sorgiva e fresca: il bassorilievo interno raffigura due pavoni, simbolo di rinnovamento, di rinascita spirituale e dell’immortalità donata al credente-battezzato. Il medaglione soprastante raffigura la colomba, simbolo dello Spirito di Dio. Queste sono opere in maiolica policroma di Piero Cicoli, come pure il porta-cero pasquale collocato nell’aula, che raffigura la storia della salvezza. Nella nicchia dietro l’altare è collocato un Crocifisso del secolo XVII, di autore ignoto, in legno dipinto e dorato. Kolbe davanti al Lagerfuhrer e Deposizione di Kolbe sono due quadri di Stefano Butera che raffigurano due momenti del martirio del Santo.
Breve vita dell’Autore
Justus Dahinden è un architetto svizzero molto attivo in campo sia accademico sia professionale. Professore al Politecnico di Vienna, nel corso della sua attività ha sperimentato diverse forme tecnologiche per produrre architetture di grande impatto emozionale. Si è occupato di studi urbanistici, di grandi progetti pubblici e di unità residenziali, ma soprattutto di edifici religiosi. Per Dahinden è sempre stato importante indagare il rapporto uomo-ambiente, considerando il presente ma rifacendosi al passato, per armonizzare esigenze con cultura e tradizioni. Ha realizzato di più di trenta chiese in Germania, Svizzera, Italia, Taiwan ed Africa.
Altri progetti sacri
Le chiese più significative, seguendo un ordine cronologico, sono San Paolo a Dielsdorf (1959-63) e del Sacro Cuore a Buchs, (1960-65), in Svizzera; le parrocchiali di Mityana (1965-72) e di Namugongo (1968-73) in Uganda; San Giacomo a Limburg-Lindenholzhausen, (1977-79), San Paolo a Ingelheim-West (1979) in Germania. La chiesa di San Giuseppe Confessore a Monza (1973-75) è presente nell’itinerario (n.30). Tra le più recenti è interessante la chiesa di San Francesco d’Assisi a Bratislava (2002).