La chiesa progettata da Ignazio Gardella fa parte dell’intervento urbanistico direttodall’INA-Casa per la cittadina di Cesate. Inaugurata nel 1958, essa presenta una struttura inmattoni a vista che richiama il romanico lombardo, unito al cemento per le capriate di copertura.L’ambiente interno, illuminato da tagli nel muro a forma di croce, accoglie opere di AlessandroNastasio, tra cui l’Ultima Cena lungo la parete del presbiterio, la Via Crucis in legno e il mosaicodel fonte battesimale
Impianto urbanistico e contesto di riferimento
La chiesa è inserita all’interno del progetto urbanistico del quartiere INA-Casa (1951-63) in collaborazione con gli architetti Albini, Albricci e lo studio BBPR. L’intervento prevede la costruzione di un quartiere autosufficiente con case di diversa tipologia che gravitano intorno ad alcuni servizi collettivi quali la chiesa, l’asilo, la scuola elementare e il centro sociale. Nonostante sia pensato per una classe impiegatizia di pendolari che lavorano a Milano, vengono poste attenzioni particolari alla dimensione di quartiere e alla realtà rurale. Quest’ultima viene rispettata tramite l’uso di materiali tradizionali, finestre verticali, tetti a falda e tegole alla marsigliese. Come ogni altro progettista, Gardella si occupa anche della progettazione di case all’interno dell’intero complesso; in particolare progetta case a schiera seguendo canoni di praticità ed economia. Allo stesso modo, l’edificio religioso si presenta come un volume solido e unitario, a cui sono aggiunti altri piccoli volumi che ospitano i servizi del centro parrocchiale; inoltre era previsto, sul lato sinistro, un battistero esagonale, collegato alla chiesa da un piccolo corridoio.
Facciata principale
La facciata si presenta molto sobria ed essenziale con una bucatura a croce come unica decorazione. Le paraste di rinforzo a lato incorniciano il prospetto e danno ritmo ai muri laterali. Tutta la chiesa è caratterizzata da mattoni senza rivestimento, con un preciso richiamo alle chiesette romaniche lombarde, e da una chiara volontà di evidenziare l’aspetto strutturale dell’edificio: volontà ripresa anche in facciata dove viene lasciata in evidenza sia la capriata che sostiene il tetto a doppia falda sia l’architrave dell’unico ingresso. Entrambi gli elementi sono in cemento.
Organizzazione interna
L’impianto basilicale a navata unica consente di lavorare in un unico grande spazio, convogliando l’attenzione scenografica sulla parte terminale della chiesa. Il progettista infatti non intende cambiare la tipologia tradizionale della chiesa, ma sperimenta nuovi effetti grazie al contrasto tra l’uso sapiente della luce e il materiale povero adottato. La luce viene concepita come elemento di suggestione e spiritualità per dare valore allo spazio interno; le finestre inserite tra le capriate creano una fascia luminosa continua che ha l’effetto di staccare il tetto dalla muratura. La fascia viene interrotta solo da uno spazio, posto davanti all’altare, più alto e, se si considerano le cappelle a lato, più largo. Questa specie di transetto permette di inserire nella parete non visibile ai fedeli, perché al di sopra del livello di copertura, diverse finestre che illuminano direttamente il luogo della celebrazione. Il materiale di costruzione viene invece valorizzato secondo le esigenze: il tetto è intonacato di bianco, mentre il mattone dei muri e il cemento delle strutture sono lasciati a vista, cambiando tonalità a seconda della quantità di luce presente in chiesa. Il pavimento è un mosaico alla veneziana in marmo bianco-grigio, suddiviso in vari campi da liste di beola scura utilizzata anche per la copertura della balaustra, i gradini e il basamento dell’altare.
Caratteristiche strutturali
Le murature sono in mattoni pieni rinforzati da paraste; su di esse poggiano, tramite l’inserimento di un piccolo zoccolo in cemento armato, le capriate dello stesso materiale che si prolungano nei mensoloni esterni a sostegno della forte sporgenza del tetto. Al di sopra delle capriate è disposta la copertura a nervatura in laterizio.
Aspetti liturgico-pastorali
L’importanza dell’altare rialzato è aumentata da una balaustra che ne delimita lo spazio di competenza e dai due pulpiti che lo circondano ai lati. Oltre alla luce proveniente dall’alto, un grande effetto suggestivo viene prodotto dalle bucature a forma di croce ritagliate nei diversi muri: esse di fatto sono le uniche fonte luminose dirette e, grazie alla generale luce radente che è resa possibile dalle soluzioni già citate, l’impatto di queste decorazioni è notevolmente aumentato. Lo spazio austero ma allo stesso tempo evocativo è ammirabile grazie all’abilità di organizzare gli effetti di luce, gli unici in grado di dare valore ad un volume che sia all’interno che all’esterno è trattato allo stesso modo.
Opere d’arte
All’interno è presente una Via Crucis composta da formelle in legno (su matrici xilografiche) realizzate da Alessandro Nastasio. Lo stesso artista è autore di tutte le altre opere presenti nella chiesa: esse sono il dipinto dell’Ultima Cena che copre l’intera parete dietro l’altare, la statua bronzea di Maria con bambino e San Francesco, il mosaico del fonte battesimale e la croce con il Cristo risorto posta sopra l’altare.
Breve vita Autore
Ignazio Gardella è stato un architetto, ingegnere e designer tra i più creativi all’interno del panorama progettuale italiano ed europeo, attraverso un lungo percorso di sperimentazione e confronto critico con i modelli della storia architettonica. Tra le opere più importanti va ricordato il dispensario antitubercolare di Alessandria (1934-38), il Padiglione di Arte Moderna a Milano (1947-54 e 1996), le residenze Borsalino ad Alessandria (1948-52), la casa alle Zattere a Venezia (1953-58), il quartiere di via Feltre a Milano (1957-61) e la Facoltà di Architettura a Genova (1975-89).
Altri progetti sacri
Gardella ha la possibilità di confrontarsi con il tema dell’architettura sacra a San Donato Milanese all’interno di Metanopoli, il quartiere direzionale ed abitativo voluto dal presidente dell’ENI Enrico Mattei nel secondo dopoguerra. L’architetto partecipa al progetto con la chiesa di San Enrico (1962-66), presente nell’itinerario.