La chiesa progettata da Gio Ponti nel 1956 si inserisce in un’area ridotta nei pressi del quartiereLambrate. Il sagrato rialzato viene racchiuso da una cornice sporgente che inquadra l’interovolume e accoglie i fedeli. Lo spazio interno è ritmato da un sistema di pilastri e travi in cementosagomate e termina con una grande parete che accoglie l’altare, illuminato dall’alto.Tutti gli arredi sono disegnati dallo stesso Gio Ponti, mentre la statua bronzea esternaè di Carlo Paganini

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Impianto urbanistico e contesto di riferimento

Il progetto viene affidato direttamente a Gio Ponti nel 1956 dal Comitato per le nuove chiese della Diocesi di Milano. L’architetto sfrutta con abilità lo spazio esiguo del lotto a disposizione progettando un volume unitario e compatto e disponendo i locali parrocchiali al livello inferiore. La chiesa viene concepita all’interno dell’urbanizzazione che caratterizza Milano nel secondo dopoguerra ed è ispirata a criteri di essenzialità e chiarezza formale: la costruzione è il risultato dal controllo del progetto, da parte di Ponti, in modo unitario ed organico, dalla disposizione dell’edificio fino all’arredo sacro.

Facciata principale

La facciata viene pensata rialzata per dare spazio in profondità ai locali parrocchiali e arretrata rispetto alla strada per poter ricavare un piccolo sagrato. Il tetto a doppia falda prolungato sul sagrato crea con i muri laterali, anch’essi sporgenti, un effetto capanna che rende la struttura accogliente. Ponti progetta una facciata scomposta in due piani concavi e separata dalla struttura perimetrale da una fascia in vetrocemento che alleggerisce la vista dell’insieme. Essa è rivestita con tessere in ceramica grigia, la cui forma a punta di diamante consente alla luce inediti effetti chiaroscurali. Ulteriori decorazioni sono realizzate da una statua del Redentore sulla parte destra, tre ampie croci di ferro dipinto e numerose croci di Gerusalemme a piastrelle lisce. Il grande ingresso centrale è formato da un portone a due ante in legno con doghe oblique marcate e incorniciato da vetrate trasparenti. I due ingressi laterali, posti in aggetto, sono realizzati in vetro e si presentano come volumi autonomi che donano movimento alla facciata.

Organizzazione interna

L’interno presenta un’unica aula assembleare, con piccoli corridoi ai lati, trasmettendo un maestoso effetto che aumenta osservando l’ampio presbiterio rialzato e il grande Crocifisso collocato al centro della grande parete absidale. Lungo le pareti dell’aula sono collocate alcune vetrate di suggestive e significative espressioni policrome, due confessionali e quattordici formelle in ceramica che segnano la Via Crucis; inoltre sono presenti, in prossimità dell’altare, le cappelle laterali che ospitano l’organo a sinistra e il fonte battesimale a destra. L’altare stesso è composto da un monolite essenziale in marmo di Carrara che, insieme all’ambone e al tabernacolo, definisce la zona della celebrazione. Le pareti interne sono arricchite da un rivestimento a fasce orizzontali colorate aggiunto successivamente: quelle laterali presentano un’alternanza di bianco e ocra, mentre la parete absidale, rivestita secondo lo stesso principio, è composta da fasce bianche e blu.

Caratteristiche strutturali

La struttura è in cemento armato ed è composta dai sei pilastri a forma di diamante rastremati alla base che sostengono le travi, anch’esse rastremate sul lato inferiore, di sostegno della copertura. Queste inoltre hanno una parte terminale a sbalzo che si raccorda alle pareti: il corridoio che si forma dà adito a “false navate”.

Aspetti liturgico-pastorali

L’impianto dell’aula viene pensato come un ambiente assembleare che possa coinvolgere i fedeli durante la celebrazione. L’effetto scenografico viene aumentato dall’uso controllato della luce; essa valorizza l’altare grazie alle finestre nascoste nello scarto creato tra la copertura della navata centrale e quella più alta della parte terminale. Il progetto è l’esito felice di uno spazio centrale che sfrutta le cattive condizioni del lotto per attualizzare le nuove direttive liturgiche promosse dal Concilio Vaticano II (1962-1965). Ancor di più, è l’espressione di una nuova comunità in formazione che riparte dalla propria fede: intesa come elemento puro e carico di vita, essa viene formalizzata in una capanna caratterizzata da semplicità costruttiva e dall’uso raffinato del colore.

Opere d’arte

Il presbiterio con l’altare, l’ambone, il tabernacolo e le vetrate sono opera di padre Costantino Ruggeri, al quale è stata affidata la restaurazione della chiesa a seguito dell’evoluzione liturgica verificatasi dopo il Concilio. Non sono quindi più presenti gli arredi originali disegnati da Ponti, tranne i confessionali e le panche che seguono le stesse linee geometriche che hanno ispirato il progetto. Il battistero è ad opera di Carlo Gadda, mentre la statua esterna del Redentore in bronzo è di Carlo Paganini; inoltre il pannello decorativo che ricopre l’altare è stato realizzato da Carlo Gadda in rame sbalzato e dorato, con l’assistenza di don Flavio Silvo: questo arredo viene ora conservato negli ambienti di servizio della parrocchia. Era anche previsto sul muro absidale un grande dipinto di sedici metri che non è stato più realizzato. Il Crocifisso ligneo di tiglio è un’opera parzialmente policroma databile tra la fine XV e l’inizio del XVI secolo, mentre la Via Crucis è opera della scuola Beato Angelico. Infine la statua di San Luca, collocata a ridosso della prima colonna sulla sinistra del presbiterio, è una scultura bronzea di Alfeo Bedeschi.

Breve vita Autore

Gio Ponti è stato un architetto, designer, saggista tra i maggiori del Novecento in Italia. Fondatore e direttore della rivista “Domus”, organizzatore delle Biennali a Monza e delle Triennali a Milano, tra le quali è bene ricordare la V edizione (1933), professore al Politecnico di Milano (1936-61), Ponti è autore di numerose architetture che hanno segnato il dibattito all’interno della cultura architettonica moderna a livello italiano e internazionale: la facoltà di Matematica a Roma (1932-34), le sedi della Montecatini a Milano (1936 e 1951), il grattacielo Pirelli a Milano (1955-60), la Villa Planchart a Caracas (1954-57), la sedia Superleggera per Cassina (1955), la Concattedrale di Taranto (1964-70) e l’Art Museum a Denver (1970-71).

Altri progetti sacri

Nell’itinerario sono presenti anche San Francesco al Fopponino (1961-64) e la Cappella di Santa Maria Annunciata (1963-69) presso l’ospedale San Carlo Borromeo, entrambi a Milano.